Mondi Nostri http://www.mondinostri.it/magazine Storie di Viaggi e Cultura Thu, 29 Feb 2024 18:33:44 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=3.9.37 Spring stop tra Verona e il Lago di Garda http://www.mondinostri.it/magazine/spring-stop-tra-verona-e-il-lago-di-garda/ http://www.mondinostri.it/magazine/spring-stop-tra-verona-e-il-lago-di-garda/#comments Thu, 29 Feb 2024 13:07:34 +0000 http://www.mondinostri.it/magazine/?p=10277 La primavera alle porte e la Pasqua marzaiola ci portano a proporvi la provincia di Verona e il Garda veneto come meta ideale per una gita fuoriporta o un piacevole weekend. Dai territori del Soave al Lago di Garda, passando per Lessinia e Valpolicella, per la Pianura dei Dogi e la stessa Verona, è tutto […]

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Parco Giardino Sigurtà nel Garda Veronese

Parco Giardino Sigurtà nel Garda Veronese

La primavera alle porte e la Pasqua marzaiola ci portano a proporvi la provincia di Verona e il Garda veneto come meta ideale per una gita fuoriporta o un piacevole weekend.

Dai territori del Soave al Lago di Garda, passando per Lessinia e Valpolicella, per la Pianura dei Dogi e la stessa Verona, è tutto un fiorire di colori, profumi, sapori e bellezza autentica.

La natura si risveglia e con lei anche la voglia di scoprire o riscoprire una terra meravigliosa.

Ecco qualche spunto.

EREMO DI SAN ROCCHETTO E PASSEGGIATA ALLE TORRICELLE

Veduta su Verona e l'Adige

Veduta su Verona e l’Adige

Che il lunedì in Albis o Pasquetta sia giornata di scampagnate è cosa risaputa, ma per molti veronesi è sinonimo di capatina all’Eremo di San Rocchetto sopra Quinzano, dove famiglie, coppie, comitive si danno ritrovo per immergersi nei colori e nei profumi della collina.

L’Eremo è anche un luogo denso di storia e suggestioni; già all’epoca delle crociate, i cavalieri di ritorno dalla Terra Santa avevano notato una grande somiglianza tra questa collina e il Monte Calvario, tanto da erigervi una cappella dedicata al Santo Sepolcro, nucleo originario di quello che è oggi l’Eremo di San Rocchetto, importante centro di spiritualità, all’interno del quale si può ammirare anche un ciclo di affreschi sulla storia di San Rocco.

Più vicina al centro di Verona è invece la passeggiata alle Torricelle, zona che prende il nome dalle quattro torri di avvistamento cilindriche, che sorvegliano la riva sinistra dell’Adige, costruite durante la dominazione austriaca.

Dal cuore della città scaligera, la zona è raggiungibile anche in funicolare, ma vi consigliamo la passeggiata a piedi per non perdere i meravigliosi scorci sulla città e il suo fiume dalle terrazze panoramiche sul percorso.

Questo piacevole trekking urbano si sviluppa infatti lungo il Parco delle Mura, che segue il tracciato della primitiva cinta muraria. Castel San Pietro è una fermata da non trascurare, ma anche il percorso alternativo che porta al Santuario della Madonna di Lourdes è altrettanto affascinante e regala un meraviglioso colpo d’occhio su Verona e la pianura circostante.

TERRE  DEL  SOAVE, DI  FIORI  E  DI  ASPARAGI

Strada del Soave con le fioriture, credits  Alberto Campanile

Strada del Soave con le fioriture, credits Alberto Campanile

L’asparago bianco è il signore delle tavole primaverili veronesi. Carnoso, profumato, dal sapore delicato, si presta a diverse preparazioni, crudo, cotto al vapore, saltato in padella col burro, in zuppe, minestre e risotti.

Come molti sapranno, occorre maestria per raccogliere questo ortaggio, la cui resa è comunque massima.

Nel mese di aprile, la cittadina di Arcole rende omaggio a questa coltura con una due giorni che celebra la primavera in ogni suo aspetto: è la Fiera dell’Asparago di Arcole e dei Fiori, che il 13 e 14 aprile prossimi trasformerà il cuore del borgo in un tripudio di profumi, colori e sapori.

Puntando a est, vale la pena fare uno spring stop anche nella zona del Soave, sia per degustare vino e olio, grazie all’apertura di cantine e e frantoi, che per visitare il bellissimo castello medievale (orari: 9-12; 15-18), tra le cui mura merlate, si respira storia e bellezza, nonostante i tanti e diversi utilizzi che ne sono stati fatti.

LESSINIA  E  VALPOLICELLA, TRA VINO E NATURA

La Valpolicella e i suoi vini

La Valpolicella e i suoi vini

Sapevate che in Lessinia, poco più a nord della città di Verona, sorge il ponte naturale più grande d’Europa?  E’ il Ponte di Veja, un’imponente formazione carsica alta circa cinquanta metri, che veglia su questa terra e impressionò a tal punto Dante Alighieri, esule a Verona per un certo periodo della sua vita, che lo menzionò nel Canto XVIII dell’Inferno, per descrivere l’ingresso dell’Ottavo Cerchio, quello delle malebolge. 

E non è tutto, anche il grande Andrea Mantegna, uno dei maestri del rinascimento, ne rimase folgorato, tanto da utilizzarlo come sfondo nella celebre e meravigliosa Camera degli Sposi, nel Castello di San Giorgio, a Mantova.

La primavera è una delle stagioni ideali per un pic-nic all’ombra di questo gigante spettacolare, che si trova nel Parco Naturale Regionale della Lessinia.

Poco più a sud, si aprono invece i rilievi verdeggianti della Valpolicella, per molti sinonimo di ottimi vini, che il prossimo 24 marzo ospiterà la Giornata dei Colli Veneti e delle Strade del Vino, con l’evento Valpolicella sui colli delle strade del vino, con diverse cantine che apriranno per visite alle strutture e ai vigneti, degustazioni in abbinata a piatti tipici. Un evento sicuramente da non perdere!

LA  PIANURA  VERONESE  TRA VILLE E  VERDE

Tra le pievi della pianura che si estende a sud di Verona, ci sono castelli, ville eleganti e grandi giardini; una terra affascinante e in buona parte ancora sconosciuta al grande pubblico.

Lontani dai grandi centri urbani, questi ville e castelli raccontano di secoli passati, di modi di vivere e lavorare ormai scomparsi, ma che si possono scoprire nel corso di una piacevole visita primaverile. Come, per esempio, alla settecentesca Villa Dionisi detta anche Cà del Lago, nei pressi di Cerea, incorniciata da un prato all’inglese, aperta tutti i giorni e sede del Museo dell’Arte Applicata del Mobile.

Tra le passeggiate da non perdere, consigliamo il cosiddetto Bosco del Tartaro, che prende il nome dall’alveo dell’antico fiume prosciugato, di cui segue il corso. Sono circa tre chilometri ricchissimi di biodiversità arboree. con oltre quindicimila specie di arbusti autoctoni della bassa veronese. Tra le curiosità, anche il basamento medievale in pietra della Croxetta che, fino al rinascimento, fungeva da confine di stato.

GARDA  VERONESE  IN  FIORE

Fioriture sulle sponde del Lago di Garda cresdits Verona Garda

Fioriture sulle sponde del Lago di Garda credits Verona Garda

Con l’arrivo della primavera, la sponda veronese del Lago di Garda sboccia letteralmente. Lo spettacolo delle fioriture colora parchi, giardini e il cuore dei piccoli borghi, come, per esempio, Bardolino che, ormai da anni, si aggiudica il premio come comune fiorito più bello d’Italia.

A Pasqua, il suo lungolago bordato dai tulipani ospita una nutrita serie di eventi, spaziando tra appuntamenti musicali, mercatini, stand gastronomici e d’artigianato.

Poco distante, il Parco Giardino Sigurtà riapre (8 marzo) le porte ai visitatori coi suoi seicentomila metri quadrati di soffici tappeti erbosi, fioriture di rose, dalie, tulipani, incantevoli laghetti di ninfee e un affascinante labirinto.

Il Giardino può essere visitato a piedi, in bicicletta, coi trenini elettrici interni al Parco o con golf-cart elettrici.

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Basilicata, turismo delle passioni http://www.mondinostri.it/magazine/basilicata-turismo-delle-passioni/ http://www.mondinostri.it/magazine/basilicata-turismo-delle-passioni/#comments Thu, 15 Feb 2024 16:46:05 +0000 http://www.mondinostri.it/magazine/?p=10245 La Basilicata è una regione molto attenta a promuovere luoghi unici, insoliti, lontani dalle rotte di massa. Luoghi che sprigionano una bellezza autentica, densi di cultura, tradizioni e sapori. Luoghi che diventano mete ideali per un turismo esperienziale, grazie al perfetto connubio tra paesaggio e arte, al fascino dei borghi storici che offrono esperienze rigeneranti; […]

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I Calanchi e il paesaggio lucano credits APT Basilicata

I Calanchi e il paesaggio lucano credits APT Basilicata

La Basilicata è una regione molto attenta a promuovere luoghi unici, insoliti, lontani dalle rotte di massa. Luoghi che sprigionano una bellezza autentica, densi di cultura, tradizioni e sapori.

Luoghi che diventano mete ideali per un turismo esperienziale, grazie al perfetto connubio tra paesaggio e arte, al fascino dei borghi storici che offrono esperienze rigeneranti; a una natura generosa, che regala tante opportunità di sport e attività all’aria aperta.

TURISMO  DELLE  PASSIONI  PER RIGENERARE  CORPO  E  MENTE

Bosco Magnano nel Pollino, credits APT Basilicata

Bosco Magnano nel Pollino, credits APT Basilicata

Si chiama proprio così, Turismo delle Passioni, il progetto ideato da APT Basilicata, che punta a promuovere alcuni ambiti meno conosciuti e scontati di questa bellissima regione.

Ne fanno, per esempio, parte il mondo delle Erbe spontanee e dei fiori, una ricchezza tutta da scoprire con mille escursioni e passeggiate guidate nei due parchi nazionali, nei tre parchi regionali e riserve naturali protette, che custodiscono un’incredibile biodiversità di piante e fiori.

E poi ci sono esperienze tutte da condividere, come una visita al Conservatorio di Etnobotanica ed Hortus Basiliano a Castelluccio Superiore (Pz), custode della biodiversità mediterranea e giardino di piante officinali con oltre 150 specie vegetali per lo più autoctone. O il Parco dei Colori a Castelgrande (Pz), dedicato al celebre botanico Guglielmo Gasparrini, nato proprio qui, con una Butterfly House, abitata da farfalle dai colori smaglianti, che vivono in un micro habitat tropicale. O ancora, il Giardino Botanico Sanseverino a Grumento Nova (Pz) e la Casa delle Erbe a Pomarico (Mt), per conoscere i mille segreti delle erbe spontanee e il loro utilizzo.

Etnobotanica La Taverna Lucana  credits APT Basilicata

Etnobotanica La Taverna Lucana credits APT Basilicata

Non meno affascinante, è il mondo dell’astronomia, che trova in questa terra quasi vergine l’habitat ideale per ammirare fantastici cieli stellati dall’alto di un monte, immersi nelle campagne silenziose o nei dintorni dei piccoli borghi arroccati.

Grazie al basso inquinamento luminoso, astrofili e non possono connettersi con l’universo all’interno  dell’Osservatorio Astronomico di Anzi (Pz), uno tra i più accreditati in Italia per la divulgazione scientifica e astronomica. Grazie alle sue strumentazioni, è possibile ammirare circa 4500 stelle del cielo boreale e australe.

E poi, ci sono lo SPARKme Space Academy-Museo della Scienza e dello Spazio, a Matera, tempio della divulgazione scientifica, con affascinanti percorsi immersivi di visita e l’Osservatorio per detriti spaziali di Castelgrande (Pz), a 1258 metri di quota, con due cupole e altrettanti telescopi.

Osservatorio astronomico di Anzi credits APT Basilicata

Osservatorio astronomico di Anzi credits APT Basilicata

Ma la Basilicata è anche una terra misteriosa e ancestrale, capace di offrire esperienze uniche anche nel mondo delle Fiabe e della Magia, partendo, per esempio, da Rapone (Pz), noto come il Paese delle Fiabe e da un libro Lo Cunto de li Cunti, scritto nel 1600 dal napoletano Gianbattista Basile che, ispirandosi al territorio lucano, raccolse e tradusse numerosi racconti popolari.

A tutto questo, Rapone dedica non solo il Rapone Fiaba Festival, ma anche un progetto di comunità che da’ nuova vita alle fiabe più belle di tutti i tempi; il museo multimediale C.E.R.A. una volta; un parco avventura con percorsi ispirati ai personaggi fiabeschi e molto altro.

Altro borgo da non perdere è Albano di Lucania (Pz), vero e proprio Paese della Magia, già al centro di studi tematici negli anni ’50 del secolo scorso, che tiene a battesimo un percorso rituale chiamato La Rocca del Cappello.

E poi ci sono Colobraro, con la sua coinvolgente iniziativa Sogno di una notte a quel paese e Agromonte, il paese degli indovinelli, tra i rilievi del Parco Nazionale del Pollino, dichiarato Patrimonio Naturale Unesco, dove si può ammirare anche il pino loricato, definito fossile vivente o dinosauro degli alberi, protagonista indiscusso di questo scenario magico e primitivo.

BASILICATA  A  TUTTO  MARE

Costa Ionica credits APT Basilicata

Costa Ionica credits APT Basilicata

Anche il mare gioca un ruolo fondamentale nella proposta turistica lucana, tanto sulla costa tirrenica di Maratea quanto su quella ionica di Policoro. E l’offerta è davvero ampia e articolata, spaziando dalle escursioni a vela sulle rotte dei delfini a quelle in gozzo tra i flutti di Maratea, senza dimenticare le avventure in catamarano partendo da Policoro o Marina di Pisticci; i percorsi in barca tra le due coste, la pesca sportiva; le esperienze in canoa e kayak.

Pur non essendo molto lontane, queste due coste sono profondamente diverse e si completano a vicenda. Tanto è pianeggiante, sabbiosa, con spiagge profonde pettinate da dune e macchia mediterranea, quella ionica; tanto è alta, rocciosa, modellata dall’acqua e dal vento, quella tirrenica.  Insomma, una bella tavolozza di opposti!

Maratea, il porto turistico

Maratea, il porto turistico

Per gli amanti della vela, del windsurf e del kitesurf, una base attrezzatissima è la costa ionica con il Centro Velico Policoro Magna Grecia, il Circolo Velico lucano di Policoro o la Lega Navale di Matera. Non mancano i campi scuola per i più giovani e i principianti. A Marina di Pisticci, Basilicata Vela organizza attività per otto mesi l’anno, mentre il moderno Porto degli Argonauti è un vero e proprio hub degli sport acquatici.

A Marina di Policoro, infine, il porto turistico Marinagri è il primo Boats Village del sud Italia, base ideale per accasare la propria barca nel cuore del Mediterraneo.

PICCOLI  BORGHI  E  CITTA’  D’ ARTE

Matera, veduta sui Sassi

Matera, veduta sui Sassi

Ma è nei piccoli borghi e nelle città d’arte che emerge il fascino più autentico della Basilicata, grazie alla grande eredità culturale lasciata nei secoli da popoli provenienti da ogni dove.

Partendo da Matera con i suoi Sassi e il Parco della Murgia Materana, vale la pena andare a scoprire Montescaglioso con quel gioiello che è l’Abbazia Benedettina di San Michele Arcangelo; Tricarico, città d’arte dall’anima arabo-normanna; Pietrapertosa, il paese più alto della Basilicata e uno dei Borghi più Belli d’Italia, immerso nel Parco Regionale di Gallipoli Cognato; Castelmezzano, sullo sfondo delle Dolomiti Lucane.

QUALCHE  PICCOLA  GRANDE  ESPERIENZA

Basilicata, il Forest bathing credits APT Basilicata

Basilicata, il Forest bathing credits APT Basilicata

La Basilicata è anche un piccolo eldorado per quanto riguarda il turismo esperienziale, un modo utile e divertente per scoprire tradizioni, storie, luoghi e sapori attraverso laboratori tematici.

Come, per esempio, il Bloom Essence of Nature, a Lavello, in occasione della fioritura dei campi di lavanda; o L’Arte del Mastro Casaro, a Grottole, per imparare a fare il formaggio. E poi, laboratori di ceramica e cartapesta; a passeggio sugli antichi tratturi con asini e contadini; bagni di foresta con guide certificate dalForest Therapy Institute, esperienza immersiva unica nel sud Italia, che consente di scoprire le virtù degli alberi e beneficiarne sia a livello fisico che psicologico.

#BasilicataTuristica

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Cioccolato d’Italia http://www.mondinostri.it/magazine/cioccolato-ditalia/ http://www.mondinostri.it/magazine/cioccolato-ditalia/#comments Tue, 30 Jan 2024 12:15:19 +0000 http://www.mondinostri.it/magazine/?p=10216 Da eccellenza gastronomica ad argomento di storia, questa la grande virtù del cioccolato, che consente di scoprire la storia d’Italia sulle orme della sua bontà. Simbolo di piacevole indulgenza, di locali eleganti, tradizioni e saperi raffinati, il cioccolato ha anche un valore storico e culturale di tutto rispetto, che si è evoluto nel tempo. Passeggiando […]

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Tavolette di buon cioccolato

Tavolette di buon cioccolato

Da eccellenza gastronomica ad argomento di storia, questa la grande virtù del cioccolato, che consente di scoprire la storia d’Italia sulle orme della sua bontà.

Simbolo di piacevole indulgenza, di locali eleganti, tradizioni e saperi raffinati, il cioccolato ha anche un valore storico e culturale di tutto rispetto, che si è evoluto nel tempo.

Passeggiando per le cosiddette capitali del cioccolato o per le località che offrono importanti tradizioni e manifatture, è interessante chiedersi quando tutto questo abbia avuto inizio, arrivando a personaggi illustri e casate reali che hanno scritto la storia del nostro Paese.

Non solo Torino, Perugia, Modica, ma anche Venezia e Firenze sono città che vantano un legame plurisecolare con il cioccolato. Le loro vicissitudini si intrecciano a quelle di questo alimento prelibato, in un rapporto privilegiato che ha favorito la nascita di pasticcerie, cioccolaterie, botteghe artigiane ancora aperte e tutte da scoprire. Venite con noi!

UN  PO’  DI  STORIA

Baccelli di cacao

Baccelli di cacao

Il cacao, materia prima del cioccolato, proviene dall’America centrale e arrivò in Europa solo nel XVI secolo. La bevanda amara e tonificante che bevevano Atzechi e Maya era molto diversa dalla cioccolata odierna, si chiamava Xocolatl e si otteneva tostando, macinando e mescolando la polvere di cacao con l’acqua.

Era chiamata Cibo degli Dei e i semi di cacao erano considerati dagli Atzechi preziosissimi, tanto da usarli come valuta al pari dell’oro, mentre la bevanda veniva consumata durante i banchetti regali e le cerimonie religiose.

Fu Cristoforo Colombo il primo europeo a scoprire il cacao, ma ad introdurlo nel Vecchio Continente fu uno dei conquistadores, Hernàn Cortés, attorno al 1520, quando visitò la corte del re Montezuma a Tenochtitlan e riportò in Spagna un carico di cacao donatogli dallo stesso sovrano.

All’inizio, il cacao veniva usato come una specie di farmaco; in seguito alcuni frati gesuiti aggiunsero zucchero di canna e vaniglia, ottenendo una bevanda dolce e più gradevole, antenata dell’attuale cioccolata calda.

Alla fine del ’500, il cacao era un vero e proprio lusso presso la corte di Spagna, che iniziò a importarlo e a diffonderlo in Europa, nonostante rimanesse un genere elitario.

Per renderlo popolare, alla portata di tutti, si dovette attendere la rivoluzione industriale nella prima metà dell’800, quando il chimico olandese Coenraad Johannes van Houten trovò il modo di produrre cacao in polvere, realizzando anche una pressa, che permetteva di separare il burro di cacao dalle fave tostate.

Produrre cacao in polvere divenne così molto più semplice ed economico. E un ulteriore progresso fu fatto quando si sperimentò che, unendo dei liquidi alla polvere e versando il composto in uno stampo, si otteneva una tavoletta di cioccolato.

La prima tavoletta moderna risale al 1847, quando Joseph Fry scoprì che si poteva ottenere una pasta di cioccolato modellabile aggiungendo burro di cacao fuso a quello in polvere.

CITTA’   CIOCCOLATOSE 

 T O R I N O

Torino, panorama con la Mole Antonelliana

Torino, panorama con la Mole Antonelliana

All’ombra della Mole, la tradizione cioccolatiera vanta il primato di essere stata la prima in Italia. Sembra infatti che il cioccolato abbia fatto la sua comparsa nel 1560, quando Emanuele Filiberto di Savoia festeggiò il trasferimento della capitale ducale da Chambéry a Torino, offrendo ai cittadini una tazza di cioccolata calda.

Torino divenne un importante centro di produzione già dal 1700 e in epoca successiva molte furono le aziende capaci di dar vita a prodotti sempre più innovativi e golosi, facendone delle vere e proprie icone. Un esempio per tutti, il cioccolato gianduia, nato dall’unione con la nocciola tonda gentile IGP.

Oggi, il gianduiotto è uno dei simboli di Torino, mentre il bicerin è una bevanda calda e corroborante, a base di cioccolato, caffè e panna, inventata nello storico e omonimo caffè storico, aperto nel 1763, di fronte al magnifico Santuario della Consolata.

V E N E Z I A

Venezia, veduta da Piazza San Marco; foto Alberto Campanile

Venezia, veduta da Piazza San Marco; foto Alberto Campanile

Forte della sua posizione strategica, Venezia riuscì fin dall’inizio a importare cacao dall’America Latina e grazie alla sua intensa attività commerciale, i suoi cioccolatieri riuscirono a ottenere un cioccolato particolare, combinando il cacao alle spezie e agli aromi tipici della tradizione veneziana.

In particolare, due curiosità letterarie legano il cioccolato alla città lagunare: nel 1758, ne La Conversazione, Carlo Goldoni, notoriamente goloso, scriveva: <<Viva pur la cioccolata e colui che l’ha inventata>>. E il cartografo padre Vincenzo Maria Coronelli, nella sua Guida de’ Foresti del 1714, volle dare un consiglio ai visitatori su cosa gustare, scrivendo: <<Le migliori cioccolate, caffè. acque gelate e rinfrescative, ed altre simili bevande si compongono e si vendono in Calle delle Acque, presso il Ponte de’ Barattieri>>.

la classica cioccolata

la classica cioccolata

Oggi, a Venezia, sono ancora in molti a incarnare l’antica tradizione cioccolatiera; tra i tanti, citiamo la Cioccolateria Dal Mas, accanto alla stazione Santa Lucia, uno degli indirizzi più noti e popolari, dove si utilizza da sempre cioccolato Valrhona e dove imperano cioccolata calda, praline e sculture di cioccolato.

F I R E N Z E

Firenze, panoramica del centro storico

Firenze, panoramica del centro storico

Il legame tra Firenze e il cioccolato affonda le radici in epoca medicea Si narra che, alla corte di Lorenzo il Magnifico, la cioccolata fosse addirittura servita al posto del vino durante i banchetti a Palazzo Pitti.

Si trattava però di una cosa diversa dall’odierna cioccolata calda, era una bevanda amara, ottenuta dai semi di cacao macinati, ridotti in polvere e mescolati ad acqua bollita.

Nell’800, la bevanda spopolava tra i ricchi e famosi grazie all’aggiunta dello zucchero e poco più di un secolo dopo, si diffuse a ceti più ampi, che potevano gustarla nei numerosi caffè cittadini.

Oggi, uno degli indirizzi di tradizione, con vista strepitosa sul centro storico, è il Cafè Rivoire, in Piazza della Signoria, proprio di fronte a Palazzo Vecchio, la cui ricca cioccolata calda impiega una miscela propria e segreta, che risale al 1872.

P E R U G I A

Perugia, centro storico, piazza IV Novembre

Perugia, centro storico, piazza IV Novembre

Quando, in Italia, si dice cioccolato, si pensa subito a Perugia. Nonostante la produzione sia iniziata qui soltanto poco più di un secolo fa, la fama è dovuta alla presenza di numerose botteghe artigianali e aziende dal respiro internazionale, come, per esempio, Perugina, fondata nel 1907, che ha inventato l’inconfondibile Bacio, divenuto simbolo degli innamorati.

Il legame tra il cioccolato e la città è stato ufficialmente suggellato da manifestazioni come Eurochocolate, che coinvolge migliaia di espositori e visitatori a livello internazionale. E poi, c’è una curiosità da non perdere: dal 1998, la fabbrica Perugina ospita anche un museo, noto come la Casa del Cioccolato, aperto per visite guidate, tour e degustazioni.

M O D I C A

Modica (Rg), Duomo di San Giorgio

Modica (Rg), Duomo di San Giorgio

L’ingresso del cioccolato nella contea di Modica (Rg) si deve agli spagnoli nel 1500 e quel che ne ha sempre differenziato la produzione è una particolare tecnica di lavorazione del cacao, sviluppando una tradizione secolare insignita nel 2018 del riconoscimento di Indicazione Geografica Protetta, IGP. Primo cioccolato a ottenere questo riconoscimento all’interno dell’Unione Europea.

Grazie all’uso di antiche tecniche nella macinazione dei semi e ai granelli di zucchero contenuti al suo interno, il cioccolato di Modica ha una consistenza granulosa unica e inconfondibile.

Cioccolato modicano

Cioccolato modicano

In città sono attivi diversi laboratori di produzione, come l’Antica Dolceria Bonajuto, che da 150 anni e sei generazioni produce artigianalmente cioccolato, dolci e torroni della tradizione modicana e siciliana.

Per chi invece vuole cimentarsi in prima persona nella produzione e portarsi a casa, con grande soddisfazione. la propria tavoletta di cioccolato, suggeriamo la ditta Ciomod Dolci Fonderie, alle porte della città, dov’è  possibile seguire le fasi della lavorazione a freddo delle materie prime (cacao e zucchero) e diventare cioccolatieri per un giorno. Esperienza assolutamente da non perdere!

 

 

 

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Trieste città di Sissi http://www.mondinostri.it/magazine/trieste-citta-di-sissi/ http://www.mondinostri.it/magazine/trieste-citta-di-sissi/#comments Tue, 23 Jan 2024 16:05:40 +0000 http://www.mondinostri.it/magazine/?p=10200 Non solo Joyce, D’Annunzio, Italo Svevo o Umberto Saba, Trieste fu città amatissima anche dall’imperatrice Elisabetta d’Asburgo, la famosissima Sissi, che vi soggiornò ben quattordici volte tra il 1869 e il 1896, facendone una base comoda e accogliente per i suoi tanti viaggi nel Mediterraneo, alla volta della Grecia e dell’isola di Corfù, Durante i […]

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Trieste, Castello di Miramare e la città sullo sfondo

Trieste, Castello di Miramare e la città sullo sfondo

Non solo Joyce, D’Annunzio, Italo Svevo o Umberto Saba, Trieste fu città amatissima anche dall’imperatrice Elisabetta d’Asburgo, la famosissima Sissi, che vi soggiornò ben quattordici volte tra il 1869 e il 1896, facendone una base comoda e accogliente per i suoi tanti viaggi nel Mediterraneo, alla volta della Grecia e dell’isola di Corfù,

Durante i suoi soggiorni nella città giuliana, Sissi abitava nel Castello di Miramare, un complesso da sogno affacciato sulle scogliere e il mare, proprio davanti alle porte della città. 

Miramare fu voluto nella seconda metà dell’Ottocento da Massimiliano d’Asburgo, fratello dell’Imperatore Francesco Giuseppe, per la sua sposa Charlotte del Belgio; i due vi abitarono fino alla loro partenza per il Messico.

All’interno del Castello è possibile visitare i luoghi nei quali viveva Sissi durante i suoi soggiorni con il marito Francesco Giuseppe.

Con la sua iconica facciata in candida pietra calcarea, contiene più di venti stanze, arredate in stili diversi, sontuosi ed elegantissimi.

Interni del castello di Miramare, a Trieste

Interni del castello di Miramare, a Trieste

L’ampio parco terrazzato, nel quale si trovano anche diverse piante esotiche, è stato progettato in origine come luogo di passeggiate e relax e dal quale scendendo una scalinata, si raggiunge il mare sottostante.

Nel parco si trova anche il cosiddetto Castelletto, nel quale abitava Charlotte, moglie di Maximilian, morto tragicamente in Messico.

Dal Castello si può tranquillamente raggiungere Trieste dove, nelle vicinanze della stazione ferroviaria, si può ammirare il monumento all’imperatrice Sissi, ricollocato dopo anni di assenza nello stesso luogo in cui venne inaugurato, nel 1912.

Nota di colore: Sissi adorava le ostriche, che proprio nel golfo cittadino furono allevate in modo intensivo fino alla metà del XX secolo.

Castello di Miramare a Trieste, il Parco terrazzato

Castello di Miramare a Trieste, il Parco terrazzato

 Oggi il Castello di Miramare e il suo parco sono aperti al pubblico e visitati dai turisti e dalle scolaresche, che ne ammirano le stanze ancora splendidamente arredate, passeggiano per il grande parco e si godono il meraviglioso panorama.

Proprio al centro, nel Castelletto si trova anche la sede della Riserva Marina di Miramare, con un centro visitatori gestito dal WWF.

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Vienna e i suoi Caffè d’epoca http://www.mondinostri.it/magazine/vienna-e-i-suoi-caffe-depoca/ http://www.mondinostri.it/magazine/vienna-e-i-suoi-caffe-depoca/#comments Wed, 20 Dec 2023 16:09:52 +0000 http://www.mondinostri.it/magazine/?p=10161 Da soli valgono il viaggio e i loro segni particolari li rendono inconfondibili: pavimenti in legno, tavolini in marmo, sedie Thonet, divanetti in velluto, camerieri in bianco e nero, risme di giornali austriaci e internazionali, l’onnipresente bicchierino d’acqua e, naturalmente, tanti tipi di caffè. Benvenuti in un tipico Caffè Viennese, interprete di punta di quella […]

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L'atmosfera tipica di un Caffè d'epoca viennese, Vienna Turismo

L’atmosfera tipica di un Caffè d’epoca viennese, Vienna Turismo

Da soli valgono il viaggio e i loro segni particolari li rendono inconfondibili: pavimenti in legno, tavolini in marmo, sedie Thonet, divanetti in velluto, camerieri in bianco e nero, risme di giornali austriaci e internazionali, l’onnipresente bicchierino d’acqua e, naturalmente, tanti tipi di caffè.

Benvenuti in un tipico Caffè Viennese, interprete di punta di quella Cultura della Caffetteria che, dal 2011, l’Unesco ha inserito nell’elenco del Patrimonio Culturale Immateriale: “I caffè – si legge nella motivazione- sono un luogo in cui si consuma tempo e spazio, ma viene messo in conto solo il caffè”.

A Vienna, di questi locali, ce ne sono tanti sparsi in ogni suo angolo; alcuni conservano importanti spezzoni di storia, erano luoghi di incontro di letterati, artisti, politici, personaggi di spicco tra Ottocento e Novecento. E tutti hanno mantenuto un fascino e un’allure assolutamente unici, da quelli più eleganti e raffinati coi loro saloni dai grandi lampadari a goccia, a quelli più scapigliati e bohemien.

Gli ambienti ariosi del Café Landtman, Vienna Turismo, ph. C. Stemper

Gli ambienti del Café Landtman, Vienna Turismo, ph. C. Stemper

Qualunque sia il loro carattere, nei Caffè Viennesi si andava e si continua ad andare per ritagliarsi una parentesi di piacere e tranquillità; leggere il giornale, chiacchierare, giocare a scacchi, socializzare, godere di un’ambiente accogliente e aperto a tutti, perché, a Vienna, il caffè ha sempre avuto un’importante funzione sociale.  Il tutto, naturalmente, sorseggiando, le tante tipologie di caffè con l’immancabile bicchierino d’acqua.

E senza dimenticare che, ai tavoli di un Caffè Viennese si può anche consumare un pasto in qualunque ora del giorno, dalla prima colazione alla cena, come vi racconto di seguito.

TRA   STORIA  E  CURIOSITA’

Il Café Central, Vienna Turismo, ph. C. Stemper

Il Café Central, Vienna Turismo, ph. C. Stemper

Un posto dove si sta fuori e a casa nello stesso tempo, puntualizza una delle tante definizioni del Caffè Viennese, che vanta una storia di tutto rispetto.

Il primo fu infatti aperto nel 1685 dall’armeno Johan Diodato, nel centro storico di Vienna, al 14 di Rotenturmstrasse, a due passi dalla piazza della cattedrale di Santo Stefano, dove oggi troviamo il Café Daniel Moser.

Ci sono inoltre caffè che si caratterizzano anche per il tipo di avventori. Statali e  dipendenti dei ministeri, dicono i bene informati, si ritrovano preferibilmente al Café Ministerium in Georg-Coch-Platz; gli studenti dell’Accademia di Arti Applicate al Prukel, nei pressi dello Stubenring, il bellissimo stradone ottocentesco che ricalca il tracciato delle mura medievali, racchiudendo il centro storico di Vienna. Mentre i politici prediligono il Landtmann, non lontano dal municipio e dal Parlamento; un locale aperto nel 1873 in occasione dell’Expo di Vienna, uno dei pochi rimasti di quei leggendari 27 caffè che costeggiavano il Ring.

Non mancano poi le curiosità. Allo storico Café Central, per esempio, a due passi dalla reggia asburgica Hofburg, c’è una figura di cartapesta che rappresenta il poeta Peter Altenberg, assiduo frequentatore, il quale, per tutti i primi 30 anni del Novecento, si faceva recapitare qui la posta. Attorno al tavolo a lui riservato, si ritrovavano personaggi di spicco, come il famoso architetto del Modernismo Adolf Loos, sua moglie Lina, lo scrittore Alfred Polgar, l’attore e saggista Egon Friedell.

Oggi, tra queste mura si respira un’aria signorile e borghese; a frequentarlo, nei giorni infrasettimanali, sono soprattutto imprenditori e commercianti, mentre nei weekend, ci sono tanti turisti (si fa spesso la fila), che ammirano il busto in cartapesta del poeta e ascoltano la musica del pianoforte.

Gli interni del Café Hawelka, ph. M. Ghisoni

Gli interni del Café Hawelka, ph. M. Ghisoni

A poca distanza, sempre nel primo distretto, al n.6 di Dorotheergasse, c’è il Café Hawelka, piccolo, intimo, decisamente bohemien, con divanetti in velluto borgogna, vecchi manifesti alle pareti e tavolini tondi in marmo chiaro.

La fama di caffè di artisti, risale al secondo dopoguerra, quando restava aperto anche dopo mezzanotte.

Negli anni Cinquanta e Sessanta era il ritrovo preferito da artisti e intellettuali di rottura con la cultura borghese; molti di loro avevano qui un tavolo riservato, soprattutto i membri del Wiener Gruppe, un circolo artistico di cui facevano parte Konrad Bayer, H.C. Artmann, Oswald Wiener.

Interni del Café Museum, Vienna Turismo, ph. C. Stemper

Interni del Café Museum, Vienna Turismo, ph. C. Stemper

Una vera e propria parata di personaggi illustri del primo Novecento la può infine vantare il Café Museum, aperto nel 1899 nei pressi del mercato ortofrutticolo Naschmarkt, dove si riunivano Gustav Klimt, Egon Schiele, Oskar Kokoschka, Joseph Roth, Elias Canetti, Robert Musil, Otto Wagner, Franz Lehàr e Oscar Strauss.

A contraddistinguerlo era l’estrema semplicità degli interni, in aperta antitesi all’opulenza imperante; una sobrietà che gli valse il soprannome di Caffè del Nichilismo.

CAFFE’,  KAPUZINER, MELANGE E DINTORNI

 caffé e l'immancabile bicchierino d'acqua. un classico dei Caffé Viennesi,  Vienna Turismo

caffé e l’immancabile bicchierino d’acqua. un classico dei Caffé Viennesi, Vienna Turismo, ph. P. Rigaud

Una caratteristica viennese è la grande varietà di caffè e anche se non tutti i locali sono in grado di proporli, vi garantisco che, tra le loro mura, scoprirete un mondo.

Oltre agli internazionali espresso, cappuccino, caffellatte e Irish coffee, si possono provare uno Schwarzer o un Mokka, caffè nero (doppio nel secondo) concentrato non macchiato; un Kleiner Brauner e un Grosser Brauner, caffè nero con panna liquida in tazza piccola o grande; un Verlangerter, un espresso o un macchiato  allungato con acqua calda; una Melange, caffè nero leggermente allungato, servito con  latte caldo e schiuma di latte.

Tra i più sfiziosi, il Kapuziner, espresso con poche gocce di panna; il Franziskaner, una Melange chiara con panna; l’Einspänner. un Mokka nel bicchierino con un generoso ciuffo di panna; un Fiaker, sempre un Mokka con aggiunta di rhum o un Turkischer, caffè nero non filtrato, alla maniera turca.

il tipico dolce Gugelhupt, immancabile nelle caffetterie, Vienna Turismo, ph. P. Rigaud

il tipico dolce Gugelhupt, immancabile nelle caffetterie, Vienna Turismo, ph. P. Rigaud

Va poi detto che il caffè, oltre a berlo volentieri, i viennesi lo accompagnano molto spesso a qualcosa di dolce, una fetta di classicissima sacher,  di strudel di mele o di albicocche; una soffice Gugelhupt o una  Dobos, la tradizionale torta ungherese o qualche goloso pasticcino.

A completamento del tutto, l’onnipresente bicchierino d’acqua che, in origine serviva a metterci il cucchiaino usato, ma in un secondo momento, i caffettieri lo aggiunsero a riprova dell’ottima qualità dell’acqua viennese, la stessa usata per le bevande calde. Dettaglio che divenne particolarmente importante nel 1873, in occasione dell’Esposizione Universale di Vienna, quando entrò anche in funzione il primo acquedotto cittadino alimentato da acque di sorgenti in alta montagna.

I caffettieri volevano quindi dimostrare come tutto venisse preparato con acqua pulita, cristallina e leggera; un piccolo dettaglio di costume a cui, in seguito, molti si sarebbero ispirati.

LA  CUCINA  DEI  CAFFE’   VIENNESI

la cucina del Demel a Vienna, ph. M. Ghisoni

la cucina del Demel a Vienna, ph. M. Ghisoni

Come vi ho anticipato, nei Caffè Viennesi si può tranquillamente consumare un pasto lungo tutto l’arco della giornata, gustando le specialità tipiche viennesi: dalla zuppa di gulash all’ amatissima wiener schnitzel, dal bollito alle insalatone miste ai wurst a una nutrita scelta di piatti del giorno.

Ai piccoli tavoli del Cafè Hawelka, per esempio, ho apprezzato una ricca zuppa di gulash,  uno strudel di verdure servito ben caldo e una chicca: i Buchteln dolcetti di pasta lievitata di tradizione boema. Unica pecca, il locale non accetta carte di credito, solo contante.

zuppa di gulash e strudel salato al Café Hawelka, ph. M. Ghisoni

zuppa di gulash e strudel salato al Café Hawelka, ph. M. Ghisoni

Deliziosi, i kaisersmarreen del sontuoso Demel, una specie di uova strapazzate dolci abbinate a una composta calda di piccole prugne asprigne.

Molto buona anche la cucina del Café Landtman, con un’ampia scelta di zuppe del giorno, ottimo antidoto ai rigori dell’inverno viennese; i wurstel con salsa cren e una dorata cotoletta schnitzel con patate e prezzemolo.

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A Vienna (Austria), aspettando Natale e Capodanno http://www.mondinostri.it/magazine/a-vienna-austria-aspettando-natale-e-capodanno/ http://www.mondinostri.it/magazine/a-vienna-austria-aspettando-natale-e-capodanno/#comments Wed, 13 Dec 2023 10:50:12 +0000 http://www.mondinostri.it/magazine/?p=10060 Una città in trepida attesa, non saprei come altro definire questa Vienna prenatalizia, dove mercatini, musica,spettacoli, tradizioni e tentazioni gastronomiche animano ogni angolo della Innere Stadt, il centro storico, rendendola una delle più scintillanti capitali del Natale. I mercatini, molti dei quali storici, sono un classico inossidabile e per quanto la globalizzazione non abbia risparmiato […]

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Il Municipio di Vienna illuminato a festa

Il Municipio di Vienna illuminato a festa

Una città in trepida attesa, non saprei come altro definire questa Vienna prenatalizia, dove mercatini, musica,spettacoli, tradizioni e tentazioni gastronomiche animano ogni angolo della Innere Stadt, il centro storico, rendendola una delle più scintillanti capitali del Natale.

I mercatini, molti dei quali storici, sono un classico inossidabile e per quanto la globalizzazione non abbia risparmiato neppure loro, rimangono un appuntamento a cui non si può resistere, insieme a molti altri segni di festa, come strade e piazze che esplodono di lucine, concerti e piccoli cori negli angoli delle strade, corone dell’avvento che, a poco a poco, si accendono e annunciano la festa più attesa dell’anno.

Il tutto condito dagli inconfondibili profumi di Gluhwein, vin brulé bollente e aromatico, patate al cartoccio o i classici wurstel arrostiti sul momento e distribuiti nei piccoli chioschi disseminati per tutto il centro, con un sottofondo di chiacchiericcio composto e rumore di zoccoli dei cavalli, che trascinano i romantici fiaker, le carrozzelle dal sapore retrò, che sembrano fare tutt’uno con il corredo monumentale della città.

UN TOUR TRA I MERCATINI

Il celebre mercatino del Freyung, Vienna Turismo, ph. Christian Stemper

Il celebre mercatino del Freyung, Vienna Turismo, ph. Christian Stemper

Vale sicuramente la pena fare il tour dei mercatini, alcuni dei quali storici, perché, aldilà delle classiche merci in esposizione, sono un modo piacevole e utile per scoprire gli angoli più caratteristici della città e osservare viennesi e turisti nei piccoli riti quotidiani che le temperature impongono.

Cominciamo allora dal Villaggio Natalizio attorno alla Cattedrale di Santo Stefano, il centro del centro, dove le bancarelle si assiepano lungo l’intero perimetro della basilica e al tramonto, con tutte quelle lucine, siglano una cartolina d’altri tempi, complici i chioschetti di ghirlande e fiori che stanno di fronte e i locali che hanno allestito plateatici riscaldati e luminosissimi, da dove gli avventori si godono tranquillamente il via vai tra le bancarelle.

Mercatino attorno alla Cattedrale di Santo Stefano, ph. Maurizia Ghisoni

Mercatino attorno alla Cattedrale di Santo Stefano, ph. Maurizia Ghisoni

Oltre a mille palline colorate e addobbi per l’albero, oggettistica, generi e accessori di abbigliamento, quello della cattedrale è un mercatino ricco di profumi e sapori, come testimoniano le fumanti zuppe di goulash servite nella tradizionale pagnottina tonda; i fragranti baumkucken, maxi cannoli di pasta sfoglia vuoti all’interno; i dolci in pan di zenzero (lebkucken); le caldarroste e gli immancabili Punsch (mix di tè e rhum aromatizzata in tanti modi) e Gluhwein (vin brulé) in tazze da passeggio, il che rende più piacevole passeggiare e curiosare tra i chioschi.

Partendo da qui, attraverso l’elegante strada salotto del Graben e setacciando romantiche stradine, si raggiunge il mercatino di piazza Am Hof, e poco più in là quello del Freyung, sull’omonima piazza irregolare,  animato dai chioschi con prodotti alimentari e artigianali provenienti dalle campagne del circondario.

Profumi e aromi di formaggi, salumi, mieli, prodotti di forno, confetture di frutta fresca e altre specialità imperano su tutto il lato sinistro, mentre su quello destro trovano spazio ghirlande e cesti in vimini, addobbi. giocattoli di legno, candele e saponi naturali.

Ma c’è anche chi vende abeti natalizi veri, altro must della tradizione, che aggiungono all’atmosfera una gradevole nota balsamica di resina.

Mercatino sulla piazza Am Hof, ph. Maurizia Ghisoni

Mercatino sulla piazza Am Hof, ph. Maurizia Ghisoni

Ed eccoci al Christkindlmarkt sulla  Rathausplatz, la piazza del Municipio, considerato uno dei più belli d’Europa, perché simile a una favola vivente, soprattutto se si arriva al tramonto, con gli alberi carichi di luci e il municipio illuminato a giorno.

E’ un mercatino dedicato soprattutto a famiglie e bambini, con bancarelle colme di dolci e giocattoli, attrazioni come il treno delle renne, la giostra retrò, gli spettacoli di burattini a ripetizione, una ruota panoramica, il grande presepe e un avvolgente profumo di lebkucken e zuccherini.

Il tutto a suon di musica e canti natalizi che, a Vienna, non possono certo mancare, insieme alla possibilità di pattinare sul ghiaccio nel Rathauspark, romanticamente illuminato.

Il trenino del Mercatino nella piazza del Municipio di Vienna

Il trenino del Mercatino nella piazza del Municipio di Vienna

Ai seguaci della sostenibilità e dello stile green in generale, raccomando sia il Mercatino di Natale di Spittelberg, allestito come vero e proprio evento eco-sostenibile e l’Art Advent di Karlsplatz, esistente da 30 anni, sul grande spiazzo di fronte alla chiesa dedicata a San Carlo, la cui offerta gastronomica è certificata biologica e i cui animatori sono artigiani delle più svariate arti applicate: vetro, carta, ceramica, cuoio, mosaico, fotografia … Un paradiso per i creativi! 

Altri luoghi d’incontro molto frequentati sono inoltre il Villaggio Natalizio di Maria-Theresien-Platz, tra i Musei Kunsthistorisch e Naturhistorisch; quello al Campus dell’Università di Viennadotato di piste di ice stock  e animato da un trenino per bambini e una giostrina retrò. O il Mercatino Invernale di fronte alla Ruota panoramica al Prater, dove si alternato concerti che abbracciano tutti i generi, dal gospel al pop.

Meno tradizionale, ma ipermoderno, è l’MQ Wintergarten, nel cortile interno del MuseumsQuartier, concepito come un paese delle meraviglie invernale con spettacolari progetti artistici e luminosi, giardini aperti e ice stock.

Villaggio Natalizio nel parco del Castello Belvedere, ph. Christian Stemper

Villaggio Natalizio nel parco del Castello Belvedere, ph. Christian Stemper

Una menzione particolare la meritano, infine, i mercatini nei parchi delle antiche residenze asburgiche, che tradiscono tutto il loro fascino imperiale, sto parlando di quello dell’ormai trentennale Mercatino di Natale alla Reggia di Schönbrunn, che offre prodotti fatti a mano, concerti, programmi per bambini, tra cui un laboratorio natalizio. E il Villaggio Natalizio al castello del Belvedere, che colpisce per lo scenario barocco e i raffinati oggetti artigianali.

Alcuni di questi mercatini rimangono attivi fino al 4 gennaio, rendendo il capodanno ancor più animato e scintillante, come, per l’appunto, quello di Schönbrunn, dove le orchestrine di musica dixie, swing e jazz accompagneranno l’ingresso nel nuovo anno.

Così pure, il Villaggio Natalizio al Castello del Belvedere, quello in  Maria-Theresien-Platz e il Mercatino Invernale  di fronte alla Ruota panoramica .

DAL PERCORSO DI SAN SILVESTRO AL CONCERTO DI CAPODANNO

Le luci sul Graben, una delle strade più eleganti,  Vienna Turismo

Le luci sul Graben, una delle strade più eleganti, Vienna Turismo

L’highlight del 31 dicembre è il Percorso di San Silvestro nel centro di Vienna. Dalle 14.00 del pomeriggio alle 2 di notte, l’atmosfera di festa con ingresso gratuito è garantita. Il Percorso di San Silvestro si snoda infatti per le strade e le piazze più belle del primo distretto.

Numerosi palcoscenici offrono spettacolo e musica di tutti i generi: Walzer, Rock, Pop, Disco, Blues, Funk, Soul e DJ-Lines, mentre uno squadrone di esercenti serve punch, spumante e specialità gastronomiche.

Chi partecipa al Percorso di San Silvestro può iniziare a ballare già nel pomeriggio, quando le scuole cittadine di danza trasformano il Graben in una sala da ballo all’aperto, con lezioni di valzer, e continuare oltre la mezzanotte, dopo i rintocchi della Pummerin, la famosa campana del Duomo di Santo Stefano, sulle note del Bel Danubio Blu di Johann Strauss.

Ma ci sono anche i Galà di Capodanno, nel Palazzo del Municipio e nel Palais Auersperg, con danze classiche, musica dal vivo, spettacoli, il valzer del Danubio a mezzanotte e una cena sontuosa con tante portate.

A Capodanno, Vienna non può certo smentire la sua anima di città della musica:  Il Pipistrello di Johann Strauss è in programma sia all’Opera di Stato di Vienna che alla Volksoper di Vienna; mentre Il Concerto di Capodanno dell’Orchestra Filarmonica di Vienna, il più famoso al mondo, si tiene la mattina del 1° gennaio, nella Sala d’Oro del Musikverein ed è trasmesso in mondovisione in oltre 90 Paesi.

I viennesi lo guardano alla Tv durante la colazione o vanno a vederne la diretta sul maxischermo sulla Stephansplatz.

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Alto Piemonte, D… come Domodossola http://www.mondinostri.it/magazine/alto-piemonte-d-come-domodossola/ http://www.mondinostri.it/magazine/alto-piemonte-d-come-domodossola/#comments Thu, 30 Nov 2023 14:56:11 +0000 http://www.mondinostri.it/magazine/?p=10103 D come Domodossola, chissà quante volte lo abbiamo detto, facendo lo spelling a qualche parola contenente questa consonante, senza magari sapere che Domodossola è una ridente cittadina dell‘Alto Piemonte, nel cuore di quella Val d’Ossola, che si estende ai piedi del Monte Rosa, ai confini con il cantone svizzero del Vallese. Una storia antica e […]

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Domodossola, piazza Mercato; Archivio Fotografico DTL- Foto di M.B. Cerini

Domodossola, piazza Mercato; Archivio Fotografico DTL- Foto di M.B. Cerini

D come Domodossola, chissà quante volte lo abbiamo detto, facendo lo spelling a qualche parola contenente questa consonante, senza magari sapere che Domodossola è una ridente cittadina dellAlto Piemonte, nel cuore di quella Val d’Ossola, che si estende ai piedi del Monte Rosa, ai confini con il cantone svizzero del Vallese.

Una storia antica e gloriosa, la sua, dall’epoca preromana alle mitiche giornate della Repubblica dell’Ossola  (settembre 1944), in piena occupazione tedesca.

Ma soprattutto, una posizione invidiabile, più che strategica, a due passi dal Sempione e dal Vallese svizzero; vicinissima ai laghi Maggiore, Orta e Mergozzo; nel cuore di una valle solcata dal fiume Toce , ai piedi dello storico Colle di Mattarella e delle colline di Vagna.

E comodamente raggiungibile per chi parte da Milano, Torino, Genova o dal Lago Maggiore.

Da Domodossola parte anche la Ferrovia Vigezzina, con il trenino bianco e blu che porta a Locarno, nel cuore del Canton Ticino (Svizzera).

Neppure io conoscevo Domodossola, è stata una sorpresa più che piacevole poterla scoprire a poco a poco, in una bella giornata di fine autunno, con una luce morbida che fa risplendere le facciate dei palazzetti d’epoca, le insegne degli esercizi commerciali, le antiche case Walser, la bella  piazza del Mercato.

Piccola ma di spessore, mi verrebbe da commentare, sulla falsa riga del detto che nella botte piccola c’è il vino buono. E di cose buone e belle, a Domodossola, ce ne sono davvero tante. Scopriamole insieme!

QUATTRO  PASSI NEL CENTRO  STORICO

Domodossola, Palazzo Mellerio, Archivio Fotografico DTL, foto M.B. Cerini

Domodossola, Palazzo Mellerio, Archivio Fotografico DTL, foto M.B. Cerini

Davvero carino e ben tenuto, il centro storico di Domodossola, ricco di monumenti e testimonianze del passato.

Il fulcro è sicuramente piazza del Mercato, circondata da edifici di origine medievale che nel rinascimento hanno avuto nuova vita, rendendola un vero e proprio gioiello architettonico, densa di fascino nella sua asimmetria, con portici quattrocenteschi che sostengono case gentilizie del XV e XVI secolo. E tanta vivacità, soprattutto il sabato mattina, quando lo storico mercato settimanale  diventa punto di ritrovo non solo per gli ossolani ma anche per gli svizzeri dal vicino Vallese.

Via Briona è un’arteria focale, bordata da vecchie case coi tetti in piole o piode, le tipiche tegole locali, ricavate dalla pietra serizzo.

Nel vecchio quartiere La Motta, spicca invece piazza Fontana, al cui centro c’è una fontana ottagonale con obelisco ottocentesco.

Anche l’architettura religiosa conserva monumenti di tutto rispetto, come la chiesa dei Santi Gervasio e Protasio di fine ’700, composta da tre navate e sei cappelle e un pregevole altare maggiore in marmi policromi.

O il seicentesco Santuario della Madonna della Neve con all’interno affreschi e dipinti preziosi, tra cui uno Sposalizio della Vergine e San Biagio, attribuito al pittore fiorentino Luigi Reali.

E poi, non dimentichiamo il Sacro Monte di Domodossola, che si eleva a sentinella sulla città ed è parte integrante del Patrimonio Unesco, con i suoi tanti edifici religiosi, tra cui quindici cappelle e il Santuario del Santissimo Crocifisso.

Domodossola, antica casa Walser, Archivio Fotografico DTL, foto M.B. Cerini

Domodossola, antica casa Walser, Archivio Fotografico DTL, foto M.B. Cerini

 

Ma le sorprese non sono finite, perché le viuzze del centro storico schiudono anche una tipica Casa Walser, austera e silenziosa nei toni scuri del legno e della pietra, che testimonia l’influenza di questo popolo di origini germaniche, stanziato ai piedi del Monte Rosa, tra Alto Piemonte (Valsesia e Ossola) e Valle d’Aosta, che ancora oggi parla una lingua propria, il Titsch, e conosce l’arte di vivere in simbiosi con la natura.

Domodossola, Interni del negozio Segreti Walser, foto M.Ghisoni

Domodossola, Interni del negozio Segreti Walser, foto M.Ghisoni

Proprio a questo stile di vita, si ispirano i prodotti di un’azienda locale, Segreti Walser, il cui profumato negozietto è un tripudio di materia prime naturali (miele, mirtilli, fieno, erbe aromatiche, uva rossa…),  che diventano cosmetici, creme e unguenti per il corpo, candele e profumatori per ambienti, saponi, essenze e molto altro. Un modo, anche questo, per trasmettere l’amore per la montagna e i suoi preziosi segreti.

LA MOSTRA DA NON PERDERE

Domodossola, Palazzo S.Francesco, Archivio Fotografico DTL, foto M.B.Cerini

Domodossola, Palazzo S.Francesco, Archivio Fotografico DTL, foto M.B.Cerini

Si intitola Il Gran teatro della Luce tra Tiziano e Renoir la bellissima mostra tematica allestita a Palazzo San Francesco, sede dei Musei Civici Gian Giacomo Galletti di Domodossola.

Fino al 7 gennaio 2024, offre al visitatore un modo originale di indagare gli effetti della luce nell’arte, attraverso una quarantina di opere di epoca varia, distribuite tra le navate trasformate in quinte teatrali, di questo magnifico palazzo ex chiesa francescana.

La prima sezione mette in mostra alcuni dipinti a lume di candela, in cui protagonista è la luce fioca che emanano candele e tizzoni, come nelle opere dei fiamminghi Adam de Coster, Gherardo delle Notti, Trophime Bigot o come nella silente natura morta di Giorgio De Chirico, che offre una prova dell’impiego della luce agli inizi del secolo scorso.

Domodossola, Palazzo S.Francesco, interni della mostra Il Gran Teatro della Luce, foto M.Ghisoni

Domodossola, Palazzo S.Francesco, interni della mostra Il Gran Teatro della Luce, foto M.Ghisoni

Ma c’è anche una luce che rivela il divino, in una serie di opere a soggetto sacro, come la toccante Deposizione di Cristo nel sepolcro di Tiziano o il Cristo alla colonna di Mattia  Preti, pittore di scuola caravaggesca.

Il percorso della mostra, comprende poi la luce della natura e del paesaggio, con dipinti inediti di Ashton e Pennasilico, che, tra monti e laghi, portano sulla tela anche i paesaggi ossolani.

La luce, si sa, fu il chiodo fisso dei divisionisti e degli impressionisti, di cui si ammirano qui i Panni al sole di Pelizza da Volpedo e Le laveuses au Béal di Renoir.

E poi, va in scena una luce controllata con la Morte di Cleopatra del Glisenti; una emozionale con La sedia vuota di Morbelli o una narrante con Il Bacio di Gaetano Previati.

Interessante anche l’ultima sezione, che prende in esame le conquiste tecnologiche che hanno prodotto la luce elettrica, celebrando anche la Val d’Ossola, culla della nascente industria per la produzione di questo tipo di energia, attraverso un Plastico del 1930 con gli impianti idroelettrici della Valle del Toce e rari cimeli d’epoca.

La mostra termina il prossimo 7 gennaio 2024 e da giovedì a domenica, osserva i seguenti orari: 10-13   15-18.

INFO   UTILI

Le soste golose

Un territorio così ricco di natura e  ambienti non poteva non portare in tavola prodotti di pregio come funghi, tartufi, miele, castagne, verdure, erbe aromatiche, frutti di bosco, pesce lacustre, carni biologiche, formaggi che profumano di pascolo e molto altro. Un paniere incredibilmente ricco, che locande e ristoranti declinano alla grande.

Domodossola, Ristorante Istituto Alberghiero Rosmini, L'Uovo Bio nel Raviolo con tartufo bianco d'Alba, foto M.Ghisoni

Domodossola, Ristorante Istituto Alberghiero Rosmini, L’Uovo Bio nel Raviolo con tartufo bianco d’Alba, foto M.Ghisoni

Un’esperienza che consiglio vivamente, è quella di prenotare un pranzo (il servizio è attivo da lunedì a giovedì) al Ristorante dell’Istituto Alberghiero  Mellerio Rosmini, dove una brigata di talentuosi allievi, coordinata dai docenti,  propone piatti ispirati alla grande tradizione dell’Alto Piemonte, realizzati con prodotti freschi stagionali del territorio.

Se amate i formaggi, soprattutto quelli bio, il posto giusto è #faicheese, la sala degustazioni con annesso negozietto dell’Azienda Agricola Dellapiazza a Trontano, dove Jodi Maccagno, il titolare, vi guida in una saporitissima degustazione, dopo avervi mostrato il ciclo di allevamento delle sue mucche di razza bruna alpina e pezzata rossa e di simpatiche caprette di razza camosciata e bianca sanna.

I formaggi di #faicheese, Azienda Agricola Dellapiazza a Trontano, foto M.Ghisoni

I formaggi di #faicheese, Azienda Agricola Dellapiazza a Trontano, foto M.Ghisoni

I formaggi che questo latte consente di ottenere sono davvero strepitosi e spaziano da tome stagionate 50 giorni a un formaggio di malga detto Quarata, la cui lavorazione è simile a quella del Taleggio, fino a un Grasso d’Alpe del Monscera, ricco di betacarotene.

Mergozzo sul lago omonimo, Archivio Fotografico DTL, foto M.B. Cerini

Mergozzo sul lago omonimo, Archivio Fotografico DTL, foto M.B. Cerini

Una manciata di chilometri ed ecco Mergozzo, borgo antico e minuscolo adagiato sulle sponde del lago omonimo, dove si aprono le porte di un locale molto accogliente, il Grotto La Dispensa, regno di Carlo Sacco, autentico mattatore della sala, mentre la, Roberta Mirarchi, moglie si esprime ai fornelli, firmando squisitezze come  Flan di zucca, fonduta e mostarda di pere; lavarello in carpione delicato, vitello tonnato alla moda vegia e una corroborante Zuppa Walser, a base di pane, patate, formaggio, cipolla, pepe e pancetta cruda disidratata della Val Vigezzo.

Mergozzo, la Zuppa Walser del Grotto La Dispensa, foto M. Ghisoni

Mergozzo, la Zuppa Walser del Grotto La Dispensa, foto M. Ghisoni

Come arrivare

IN  AUTO 

Da Milano, imboccare l’autostrada A8 in direzione Sesto Calende, al raccordo con la A26 proseguire in direzione Gravellona Toce, dove l’autostrada diventa SS33 Superstrada dell’Ossola. Percorrerla fino all’uscita di Domodossola.

Da Torino, si imbocca la tangenziale verso l’autostrada A55, si prende poi l’autostrada A4 in direzione Milano. Al raccordo proseguire sulla A26, direzione Gravellona Toce, dove diventa SS33 Superstrada dell’Ossola, che conduce all’uscita di Domodossola.

Da Genova, imboccare l’autostrada A26 in direzione Gravellona Toce. Proseguire sulla SS33 Superstrada dell’Ossola fino all’uscita di Domodossola.

IN  TRENO

Da Milano, la linea è servita da treni Eurocity, Intercity, Interregionali e Regionali di Trenitalia e Trenord che percorrono sia la tratta Domodossola-Milano che Domodossola-Novara. 

Da Torino,  il modo più spedito è quello di transitare su Milano con Trenitalia, Italo o Trenord e proseguire quindi per Domodossola.

Dalla Svizzera, treni delle ferrovie svizzere (FFS) e delle BLS, in arrivo dal Canton Vallese attraverso il traforo ferroviario del Sempione, collegano Domodossola a Briga, Ginevra, Zurigo, Losanna e Berna.

Novità turistica degli ultimi anni è il Trenino Verde delle Alpi, che percorre con splendidi treni panoramici la linea ferroviaria BLS del Loetschberg da Domodossola e da Briga, toccando i paesini dell’Oberland fino a Thun e Berna.

Il Canton Ticino è collegato a Domodossola dai trenini panoramici bianco-blu della Ferrovia Vigezzina-Centovalli, che partono da Locarno e attraverso le Centovalli e la Valle Vigezzo arrivano a Domodossola.

 

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Apiturismo, un autunno e un inverno al miele http://www.mondinostri.it/magazine/apiturismo-un-autunno-e-un-inverno-al-miele/ http://www.mondinostri.it/magazine/apiturismo-un-autunno-e-un-inverno-al-miele/#comments Thu, 12 Oct 2023 16:31:20 +0000 http://www.mondinostri.it/magazine/?p=10037 E’ una delle forme più nuove e genuine di un turismo che sta tra l’eco, il gastronomico e l’educativo, il cosiddetto Bee.Tourism o Apiturismo e ben lo sanno le Città del Miele, una rete virtuosa di borghi e città che, per l’autunno e l’inverno, propone un cartellone di feste, sagre e appuntamenti che coniugano la bontà […]

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Miele 5a (1)
E’ una delle forme più nuove e genuine di un turismo che sta tra l’eco, il gastronomico e l’educativo, il cosiddetto Bee.Tourism o Apiturismo e ben lo sanno le Città del Miele, una rete virtuosa di borghi e città che, per l’autunno e l’inverno, propone un cartellone di feste, sagre e appuntamenti che coniugano la bontà di questo alimento alla scoperta di territori bellissimi.
Andar per Miele, questo il titolo della rassegna, è quindi l’occasione per assaggiare diversi tipi di miele e altri prodotti di alveare e al tempo stesso, scoprire territori ricchi di arte, cultura, natura e tradizioni.
In tutto nello spazio di un weekend o di una semplice gita in giornata.
In Italia abbiamo solo l’imbarazzo della scelta, essendo l’unico paese al mondo che vanta ben 60 tipi diversi di miele,  da quelli di montagna, come, per esempio, il miele di rododendro, a quello di girasole, tipico del centro; fino al sud,  con mieli di arancio, zagara ed eucalipto, tipici della Sicilia.
E poi ancora una prelibatezza unica: il miele di corbezzolo, prodotto di super nicchia della Sardegna.
Il miele diventa quindi un mezzo per conoscere il nostro Paese da un punto di vista diverso, quello dell’amore per la terra e i suoi frutti, del rispetto ambientale e, naturalmente, delle api, il cui ruolo di insetti impollinatori è fondamentale per le colture e per la nostra stessa esistenza.
rododendro Dolomiti-Bellunesi (1)

QUALCHE IDEA PER UN WEEKEND FUORIPORTA

Ottobrata – Zafferana Etnea (Catania) – Tutte le domeniche di ottobre
Le Città del Miele Zafferana Etnea Sicilia
Giunta alla 43a edizione,  l’Ottobrata Zafferanese è uno degli eventi gastronomici più importanti del sud Italia., famosa in tutto il mondo e amatissima dai catanesi e non solo.
È suddivisa in più sagre che si svolgono nei fine settimana di ottobre, dedicate ai prodotti locali e  stagionali, tra cui il tipico miele di zagara, arancio, castagno, eucalipto, limone, millefiori e fico d’india, abbinabile, quest’ultimo, a formaggi stagionati e dal sapore intenso.
L’edizione di quest’anno volge anche lo sguardo al mondo green con un’area dedicata al gluten free e con stoviglie monouso biodegradabili al 100%. E non mancano chef, che deliziano i visitatori con degustazioni e ricette creative, anche a base di miele.
Il patrimonio territoriale della città di Zafferana Etnea è molto vasto, con monumenti e architetture meravigliosi  che vanno anche oltre il centro storico. E poi c’è l’Etna con il cratere principale e i tanti sentieri che si snodano lungo i suoi fianchi.
Sagra del Miele – Châtillon (Aosta) – 28-29 ottobre
Le Città del Miele Chatillon Museo del miele Interno Museo 1
L’ultima domenica di ottobre, Châtillon diventa capitale regionale del miele e le vie del borgo si riempiono di bancarelle dei produttori di Miel du Val d’Aoste.
A fare da sfondo, la cerimonia di premiazione del concorso regionale dedicato ai mieli valdostani, che vede in gara miele millefiori chiaro e scuro, di rododendro, di tiglio, di tarassaco e di castagno. 
Il millefiori di montagna, ottimo per la cura dell’apparato digerente, viene impiegato in diverse ricette, anche per preparare un ottimo sugo per la pasta, con pomodori secchi, mandorle tostate e capperi.
Nell’ex Hotel Londres, vicino al municipio, si trova inoltre il Museo del Miele che racconta la storia dell’apicoltura attraverso immagini, attrezzi e altri cimeli d’epoca.
In tempi antichi, Châtillon era uno dei borghi più importanti della regione. Lo testimonia la presenza di numerosi castelli e torri, come il Castello Gamba, dei primi anni del 900, che ospita il museo di arte moderna contemporanea.
Mielinumbria – Foligno (Perugia) – 5-6 novembre
Foligno, veduta aerea (1)
Tutta la dolcezza del miele umbro e dei prodotti dell’alveare in questa mostra mercato tra le più importanti in Italia, che si svolge nella suggestiva cornice di Palazzo Trinci.
In programma, degustazioni guidate, show cooking, convegni sull’apicoltura, laboratori per i bambini per imparare a fare le candele in cera e conoscere meglio il mondo delle api. 
Non manca anche una sezione per gli addetti ai lavori con forum e convegni per approfondire le tematiche legate al miele e al mondo delle api.
I mieli più diffusi sono quelli di castagno, millefiori e acacia; con quest’ultimo, a Carnevale, si cospargono le tipiche castagnole, soffici e golosissimi bignè fritti.
Da non perdere, il centro storico d’impianto medievale, con palazzo Trinci, oggi Museo della Città, il Duomo di San Feliciano e palazzo Orfini, dove nel 1472 venne stampata la prima edizione della Divina Commedia.
Mielemente – Montelupone (Macerata) – 8-10 dicembre
Le Città del Miele Montelupone, panorama (1)
E’ la più antica manifestazione degli apicoltori marchigiani, con oltre quarant’anni di storia ed è il
primo mercatino di Natale interamente dedicato al miele e ai prodotti derivati.
Un appuntamento che mette in luce il grande patrimonio apistico della regione, con eccellenze come il miele millefiori, di acacia, castagno, girasole, ginestrino, lupinella e varie melate.
Montelupone ha assunto anche la presidenza nazionale de Le Città del Miele; fa parte de I Borghi più belli d’Italia e vanta la Bandiera Arancione. Vanta inoltre un Presidio Slow Food per il carciofo; tra le ricette tipiche, la tisana al carciofo di Montelupone, che si può addolcire con un miele locale, come quello di lupinella, dal sapore delicato.
Il centro storico è racchiuso da mura con quattro porte d’ingresso e un’originale pavimentazione in pietra. Tra le vie del borgo, spiccano meravigliosi palazzi nobiliari e chiese come quella di San Francesco, eretta nella seconda metà del Duecento e rivista in epoca tardo barocca.
 
                                                                                                                                         Crediti fotografici   Paola Colla
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Carinzia (Austria), ottobre negli Alti Tauri http://www.mondinostri.it/magazine/carinzia-austria-ottobre-negli-alti-tauri/ http://www.mondinostri.it/magazine/carinzia-austria-ottobre-negli-alti-tauri/#comments Wed, 04 Oct 2023 17:19:13 +0000 http://www.mondinostri.it/magazine/?p=10007 Austria, Parco Nazionale degli Alti Tauri, il più vasto dell’Europa Centrale, tra Carinzia, Tirolo e Salisburghese. Con una superficie di circa 1800 chilometri quadrati, vanta oltre 500 laghi montani, cascate strepitose, boschi e praterie dove prosperano diecimila specie animali e ancor più varietà di piante, alcune delle quali endemiche. Qui, Gli appassionati di trekking e […]

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Heiligenblut 357 da Kaiser Franz Josef Hoehe a Glocknerhaus

Austria, Parco Nazionale degli Alti Tauri, il più vasto dell’Europa Centrale, tra Carinzia, Tirolo e Salisburghese.

Con una superficie di circa 1800 chilometri quadrati, vanta oltre 500 laghi montani, cascate strepitose, boschi e praterie dove prosperano diecimila specie animali e ancor più varietà di piante, alcune delle quali endemiche.

Qui, Gli appassionati di trekking e alpinismo hanno a disposizione 1200 chilometri di sentieri, ben 80 rifugi frequentati da chi vuole cimentarsi sulle oltre 300 vette alte più di 3000 metri.

All’ombra del famoso Großglockner, per esempio, termina, o inizia, l’ormai celebre Alpe Adria Trail, un percorso sempre più frequentato, che collega “l’Imperatore dei Ghiacciai” al Mare Adriatico: 750 indimenticabili chilometri di trekking tra Austria, Slovenia e Italia. Non male, direte voi!

Chi non se la sente di affrontare tutto l’itinerario può, ovviamente, limitarsi a percorrerne degli spezzoni, partendo magari da Heiligenblut, delizioso paesino della Carinzia con case tradizionali, adagiato ad alcune decine di chilometri dal confine con l’Italia, molto amato non solo dai camminatori ma anche dai bikers.

Di notevole pregio, la chiesa parrocchiale quattrocentesca di San Vincenzo da Saragozza col suo slanciato campanile ricoperto di scandole, All’interno, sono custodite varie tele raffiguranti la leggenda del Sacro Sangue e un imponente altare ligneo, opera di allievi di Michael Pacher.

All’esterno, si può invece ammirare un grande affresco raffigurante San Cristoforo, protettore dei pellegrini, dei viaggiatori e degli alpinisti. Compresi quelli che da qui partono per affrontare la salita del Großglockner.

St. Vincenzo  church, Heiligenblut, Carinthia, Austria, Europe

I due itinerari che vi proponiamo si trovano sul versante carinziano, non toccano quote alte e sono fattibili praticamente tutto l’anno. Base comune di partenza è Heilingenblut, a 1288 metri di altitudine.

Sentiero didattico Natura

Attraversata Heilingenblut, scendiamo a un bivio e proseguiamo per la frazione Winkl, oltre la quale, tenendo a sinistra, inizia il Sentiero didattico Natura Mystica riconoscibile dalle tabelle informative.

Natura  Mystica path, Heiligenblut, Carinthia, Austria, Europe

La passeggiata richiede circa un paio d’ore, presenta un dislivello sia in salita che in discesa di 220 metri ed è adatta a tutti; è inoltre molto piacevole, punteggiata da installazioni artistiche ispirate ai cinque sensi.

E’ un tracciato che si snoda lungo falsi piani e la strada forestale; che snocciola stagni, ponti, leggere salite parallele al torrente, postazioni multianello e due bellissimi punti panoramici sulla cascata Gößnitzwasserfall, alta circa 170 metri, un luogo eccezionale per foto, video e selfie!

Jungfernsprung Waterfall, Heiligenblut, Carinthia, Austria, Europe

Tornati alla postazioni multianello e continuando a seguire le indicazioni Natura Mystica, si imbocca un sentiero collegato a una mulattiera, per guadagnare infine il cammino dell’andata.

Itinerario Bricciuskapelle.

Heiligenblut 901 sentiero tra Heiligenblut e Briccius Chapel

Partendo sempre da Heilingenblut, ci si dirige verso il monte e all’altezza del Landhotel Post, si tiene a destra per la Alte Glocknerstraße, seguendo la strada principale fino a un bivio caratterizzato da un grande masso (pannello con cartina e indicazioni per Haritzersteig e Franz Josephs Hohe).

Qui, si prosegue a sinistra e dopo 5 minuti circa di camminata, una tabella gialla indica un luogo iconico per gli abitanti di queste valli, la Bricciukapelle a un’ora e mezza buona di tragitto.

Dopo aver costeggiato uno steccato e superato un mulino, si continua sulla strada forestale fino a un bellissimo punto panoramico di informazione del Parco degli Alti Tauri, oltre il quale, dopo solo una decina di minuti di passeggiata, si arriva alla Malga Briccius Sinnerei Sattelalm a 1606 metri di quota.

Da qui, non resta che continuare sulla strada forestale alla volta della Bricciuskapelle, una deliziosa chiesetta tra i pascoli, la cui costruzione è legata a un’antica leggenda locale.

Bricciuskapelle (Briccius Chapel), Heiligenblut, Carinthia, Austria, Europe

Si narra infatti che il nobile soldato danese Briccio, recatosi a Costantinopoli con il padre, fu richiamato in patria e in segno di gratitudine per i servigi resi, l’imperatore di Costantinopoli, l’odierna Istanbul, gli fece dono di un’ampolla con alcune gocce del Sacro Sangue, custodita fino ad allora nella Chiesa di Santa Sofia.

Indossati gli abiti da pellegrino, Briccius decise di tornare in Danimarca seguendo strade e sentieri poco battuti, per evitare predoni e rappresaglie, ma, sul tracciato negli Alti Tauri, fu travolto da una valanga e morì.

Alcuni contadini ritrovarono la salma, un documento e la piccola ampolla preziosa, che Briccius aveva prudentemente nascosto in un polpaccio. In sua memoria furono così costruite due cappelle, una nel sito dove fu ritrovato il corpo e l’altra nel luogo dove il Beato fu seppellito.

Ritornati alla malga rifugio, non resta che scendere per la carrareccia che si snoda tra pascoli, boschi, chiesette e torrenti, e che sfocia in tratti di forestale e strada asfaltata fino a riguadagnare il centro di Heilingenblut.

Una gran bella passeggiata di circa 3 ore, con un dislivello di 350 metri sia all’andata che al ritorno, ottimamente segnalata, di difficoltà E per escursionisti.

INFO UTILI

Come arrivare

Da Mestre Venezia seguire l’A27 in direzione di Belluno; al termine dell’autostrada continuate per la SS 51 diretta a Cortina d’Ampezzo e a Dobbiaco. Procedete poi per la SS 49, e dal confine per la strada 100 fino a Lienz. Da qui proseguite prima fino a Winklern, e poi per la strada 107.

Dobbiaco si raggiunge anche dall’A22 (Modena Brennero): uscite al casello di Bressanone e proseguite per la SS 49 della Pusteria.

Bus collegano Lienz a Heiligenblut e Cortina d’Ampezzo in Italia.

 Autostrade, gallerie e strade a pagamento

Se in Austria prevedete di percorrere autostrade e superstrade, dovete esporre il bollino “Autobahnvignette”; si acquista presso l’ufficio ACI in Italia, al confine, ai distributori di carburante, agli uffici postali e nelle tabaccherie.

Documenti

Carta d’identità e patente.

 

                                                                                                                                             Crediti fotografici:  Alberto Campanile

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Slovenia a tutta birra http://www.mondinostri.it/magazine/slovenia-a-tutta-birra/ http://www.mondinostri.it/magazine/slovenia-a-tutta-birra/#comments Tue, 26 Sep 2023 18:11:59 +0000 http://www.mondinostri.it/magazine/?p=9992 Non tutti sanno che, nella piccola verde Slovenia, c’è un angolo di Paese, nella regione orientale della Savinjska, tutto dedicato alla coltivazione del luppolo e alla produzione di birra. Ettari ed ettari di terreno, caratterizzati da alti supporti, necessari al rampicante, disposti su filari paralleli, che siglano un paesaggio di ordinatissime geometrie. La città fulcro […]

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Zalec 1323 Ecomuseo della coltivazione luppolo e produzione birra

Non tutti sanno che, nella piccola verde Slovenia, c’è un angolo di Paese, nella regione orientale della Savinjska, tutto dedicato alla coltivazione del luppolo e alla produzione di birra.

Ettari ed ettari di terreno, caratterizzati da alti supporti, necessari al rampicante, disposti su filari paralleli, che siglano un paesaggio di ordinatissime geometrie.

La città fulcro di questo “distretto birraiolo”, chiamiamolo così, è Žalec, un borgo vivace, con poco più di 21mila abitanti, nonostante ci si trovi un un angolo di Slovenia molto poco battuto dai viaggiatori italiani.

Tra le curiosità, unica al mondo nel suo genere, una fontana pubblica della birra, la Zeleno Zlato, cioè oro verde, come chiamano la bevanda da queste parti, posizionata nella piazzetta centrale del borgo, inaugurata nel 2016 e in funzione da aprile a tutto ottobre, con orari variabili.

La fontana non è altro che una serie di spillatori automatici, allestiti un po’ come il bancone di un bar, dove vale la regola del faidate, nel senso che ciascuno riempie il proprio boccale, degustando i diversi tipi di birra, tutti rigorosamente di produzione locale.

Beer fountain, Zalec,  Slovenia, Europe

A un anno dall’inaugurazione, nel 2017, la fontana Zeleno Zlato è stata premiata dall’Organizzazione Turistica Slovena come miglior prodotto innovativo. Oggi, eroga sei tipi di birra, per la gioia di appassionati ed estimatori.

Oltre alla scura Kukec, dedicata al maestro birraio Oskar Kogoj, si possono apprezzare, a rotazione, quattro birre di tendenza, anche di piccoli birrifici artigianali, e una birra sperimentale dell’ Istituto Sloveno per la Ricerca sul Luppolo.

Haler Brewery, Olimje, Slovenia, Europe

Tra un assaggio della verde di Haler di Olimje e una rossa Mars Colony della Green Gold Brewing, torna così in mente il monito di Johann Wolfgang Goethe: <<…Conoscere i luoghi, vicini o lontani, non vale la pena, non è che teoria; saper dove meglio si spini la birra, è pratica vera, è geografia>>.

La lezione inizia quindi a Žalec, dove non si può non visitare l’Eco-museo della coltivazione del luppolo e della produzione della birra.

Zalec 1303 Ecomuseo della coltivazione luppolo e produzione birra

All’interno di un ex essiccatoio di quattro piani, si possono scoprire tutti gli attrezzi per la coltivazione e la lavorazione del luppolo; documenti storici e filmati con sottotitoli in italiano legati a un prodotto ancora così importante per l’economia rurale della Valle Savinja.

Zalec 1315 Ecomuseo della coltivazione luppolo e produzione birra

Da mettere in agenda, anche un appuntamento molto interessante: la tradizionale Marcia sul sentiero del luppolo, l’ultimo sabato di agosto, un percorso di circa 14 chilometri, tra coltivazioni e tante curiosità.

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